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L’attrattore di Lorenz e la sicurezza in azienda

Caos.

Nell’immaginario comune il caos è sempre stato associato a uno stato di confusione, di disordine e quindi come assenza di ordine. In accezione termodinamica potremmo dire che il caos è direttamente proporzionale a un aumento entropico.

Negli anni ’60 s’iniziò a studiare, con l’obiettivo di spiegare, tutti gli aspetti irregolari e incostanti, della teoria del caos, sempre più ignorati dalla scienza classica poiché non catalogabili, ma che trovavano riscontro in fenomeni naturali anche molto diversi tra loro.

Arrivando ad oggi, il caos è visto come una dimensione sostenuta da leggi complesse, al punto che al concetto di disordine si è provveduto a sostituire quello più pertinente di “complessità”.

La teoria del caos è una branca della fisica che studia i sistemi deterministici che sono però imprevedibili, vale a dire quei sistemi che, nonostante possano essere parzialmente definiti attraverso equazioni matematiche, dimostrano un comportamento caotico che potrebbe sembrare casuale.

Questo tipo di comportamento è tipico dei sistemi complessi, cioè che si caratterizzano per il gran numero di elementi che interagiscono tra loro, come per esempio il sistema metereologico. Per comprendere meglio l’ambito in cui ci muoviamo, proprio dallo studio delle previsioni del tempo lo studioso Edward Lorenz dimostrò che non può esserci una conoscenza esatta delle condizioni meteo future, perché bisognerebbe conoscere perfettamente lo stato di tutte le molecole nell’aria. Da qui la famosa frase “Il battito d’ali di una farfalla in Brasile, potrebbe (a distanza di tempo) provocare un tornado in Texas”.

Per definirsi caotico un sistema deve avere come pre requisito la “sensibilità alle condizioni iniziali”:

a variazioni infinitesime degli ingressi corrispondono finite variazioni delle uscite.

Il passaggio dalla teoria dei sistemi meteorologici ai rapporti umani e più specificatamente nei rapporti di lavoro può apparire pretenziosa, ma proverò ad accompagnarvi in un “trekking  umanistico” .

Traslando questi principi, in ambito lavorativo e, più specificatamente per quanto riguarda l’igiene e la sicurezza personale e dei colleghi di lavoro, possiamo immaginare alcuni passaggi:

  • Change one thing, Change everything (Cambia una sola cosa, cambia tutto)
  • Il primo responsabile della tua sicurezza sei tu
  • Il tuo comportamento influenza chi ti lavora vicino.
  • Ogni azione che può farti stare bene o influenzare in maniera positiva il tuo vivere presente, probabilmente avrà anche conseguenze positive nel lungo periodo, in un altro luogo o su altre persone
  • Nella teoria dell’informazione, quanto è d’impedimento alla chiarezza e univocità del messaggio; maggiore è l’entropia, minore è la quantità di informazione, in altre parole meno è chiaro il messaggio maggiore sarà il fraintendimento e il caos.
  • Costruzione o distruzione non sono riconoscibili alla partenza: il nuovo è sempre potenzialità in declinata. L’approccio che poniamo all’azione-positivo o negativo- determina il risultato finale.

Immaginiamo una coppia, un sistema a due interazioni, segue un percorso definito condiviso e prevedibile. Il caos subentra quando aggiungiamo elementi, modificando le interazioni nel sistema. Il nuovo nucleo avrà numeri maggiori di variabili, di emozioni, di visoni e di attese, non calcolabili. Un naturale e diffuso bisogno di cambiamento, di evasione dalla quotidianità, le sovra stimolazioni mediatiche, porta a un’insoddisfazione di base e a una ricerca di unicità che si discosta dalla catalogazione e quindi dall’ordine.

L’effetto farfalla non è solo una teoria fisica, può diventare una filosofia di vita. Ripercorrendo il sentiero tracciato e secondo questo principio, ogni decisione, ogni abitudine, ogni comportamento può produrre nell’immediato o sicuramente nel tempo un cambiamento le cui dimensioni non sono definibili a priori. Lo sviluppo dell’effetto farfalla si lega al principio “causa- effetto”, secondo il quale il presente altro non è che il risultato di scelte passate e che determinerà il futuro.

Il principio di Pareto lo abbiamo sentito tutti almeno una volta, una relazione di natura statistico-empirica, che mette in relazione un’analisi di causa effetto dove il 20% delle cause prova 80% degli effetti e, ovviamente può essere letta anche come 80% delle cause provoca il 20% degli effetti.

Centriamo il nostro focus in ambito aziendale e, nel nostro trekking virtuale, immaginiamo una formulazione diversa del principio di Pareto, anziché 80-20 vi propongo un 20-60-20.

Alcuni mesi fa, concordai con un cliente una serie di incontri, durati 6 mesi, alla mattina prima dell’inizio della produzione, per verificare il corretto funzionamento di alcune attrezzature. Gli incontri avvenivano nell’ufficio del referente di stabilimento, situato al primo piano con un’ampia vetrata sulla produzione (dall’ufficio si vedeva la struttura, ma dalla produzione non si vedeva l’interno dell’ufficio).

Nei primi incontri notai che i lavoratori entravano in stabilimento con i DPI indossati correttamente e, seppur apparentemente non controllati, le attrezzature di protezione erano utilizzate.

Nell’ottica di ampliamento aziendale, vennero assunti nuovi lavoratori, provenienti da aziende del comparto. I nuovi lavoratori, con grande esperienza lavorativa, non indossavano i DPI per abitudine e scarsa formazione ricevuta in passato. I lavoratori storici continuarono a proteggersi, cercando di coinvolgere i colleghi, ma il risultato finale fu che la maggior parte dei lavoratori smise di indossare le protezioni. Ovviamente l’alta direzione intervenne a ripristinare un livello di sicurezza tra i lavoratori. Analizzando i dati ci trovammo nella condizione che un 20% di lavoratori aveva influenzato il 60% mentre un 20% aveva mantenuto attive le indicazioni e procedure ricevute.

Riflettendo sull’accaduto e sulla base di quanto scritto possiamo dire che grandi gruppi sono influenzati da piccoli gruppi, e che l’agito dei più segue i dettimi dei pochi.

In azienda, come nella società, una formazione – intesa come processo di educativo condiviso e coinvolgente – porterebbe ad una analisi contestualizzata delle situazioni per il bene della persona e della collettività.

Infine il valore etico e morale come crescita dell’individuo, del lavoratore, della risorsa umana in azienda è il fondamento per la crescita aziendale e della società.

Siamo arrivati alla fine del breve trekking,  la consapevolezza che ogni nostra azione, anche la più piccola genera un effetto per noi e per il “sistema”, ci mette nella condizione di decidere come vivere meglio e di come far stare meglio le persone che abbiamo vicine.

Entrare in azienda, iniziare la giornata, con un sorriso è già un ottimo modo per mettere in pratica il principio dell’effetto farfalla, creando un attrattore verso il quale evolve un sistema dinamico.