Resilienza. Digitando questa parola su uno dei maggiori motori di ricerca si avranno circa 9.820.000 risultati in 0,52 secondi: veramente tanti in pochissimo tempo. Questo dato ci dice quanto sia usata e, forse, anche abusata. Si sente parlare di resilienza da ogni parte, e in effetti questa parola è associata a certi specifici sistemi: in ingegneria è la specifica proprietà meccanica definita come l’energia assorbita da un corpo che risponde in maniera elastica, in psicologia indica la capacità di far fronte in modo positivo a eventi traumatici, in ecologia indica la velocità con la quale un sistema ecologico ritorna al suo stato iniziale dopo una perturbazione, in meccanica si intende la forza massima che può essere applicata ad un metallo prima che questo si spezzi. Negli ultimi anni è stata associata a molte altre situazioni, ora c’è anche nel PNRR…
Ma in pochissime parole: mi piego ma non mi spezzo.
Questa parola ha radici latine, da re + silire (silire = saltare), quindi si usava nel significato di rimbalzare, ritornare il colpo. Resiliens indica quindi chi, o cosa, ha le caratteristiche per rimbalzare, per accusare il colpo. Vorremmo usare altre parole, per indicare caratteristiche ad essa associabili: robustezza, resistenza nell’accezione di capacità di sopportare e non nell’accezione di opporre diniego o rifiuto, elasticità, mobilità, solidità… tutti questi termini positivi, che insieme delimitano i contorni di questa parola forse eccessivamente utilizzata, possono essere con più facilità associati alle caratteristiche di un’azienda con alte prestazioni.
Definiamo infatti robusta l’azienda che ha solide basi economiche, solidità che può nascere esclusivamente da un valido progetto e dalla sua buona attuazione. Attuazione che, per essere vincente e quindi produttiva, necessita delle condizioni ottimali, sia di management che di base operativa, in materia di flusso organizzativo, di flusso di informazioni e feedback, oltre che sicura sul piano operativo.
È resistente l’azienda che sa affrontare difficoltà di ogni ordine, mettendo velocemente in atto le opportune strategie per superare la crisi, affidandosi alla buona organizzazione interna, alla volontà, alle capacità e alla professionalità di tutti i lavoratori che, sentendosi parte integrante dell’azienda, possono ideare ed attuare linee di azione diverse che ben si adattano alla nuova situazione.
È elastica la struttura aziendale che prevede a monte, nella sua organizzazione, l’accadere di scenari diversi ed è quindi pronta a situazioni che si scostano dal normale, senza mettere in crisi il sistema produttivo e la pianificazione aziendale.
È mobile l’azienda che accoglie nuovi approcci, sistemi, opportunità e li integra nelle proprie procedure interne per il miglioramento della produttività, del sistema di prevenzione e protezione, per la crescita professionale e personale di tutti gli attori aziendali.
L’esistenza e la piena attuazione di queste caratteristiche non è affatto automatica: è necessario che tutte le persone coinvolte escano dalla stantìa abitudine della routine quotidiana per riuscire a riconoscere l’opportunità dove altri vedono il problema, per conoscere i propri limiti ed avere la lucidità e la forza di immaginare il miglioramento, è necessario creare le condizioni adatte per uscire dalla forza di gravità dell’abitudine e della routine quotidiana. Utilizzando una metafora spaziale, la maggior parte del carburante di un razzo viene utilizzata per uscire dall’atmosfera terreste, per scappare dalla forza di gravità del nostro pianeta. Dopo questa fase, si raggiunge una situazione di stabilità, molto controllata, che permette tutte le complicate attività previste e anche il rientro a terra in sicurezza.
È quindi necessario partire innanzitutto dalla volontà dell’azienda nell’attuare il cambiamento migliorativo, nel prendersi carico dello sforzo collettivo imprescindibile da esso, nello studio delle migliori procedure per la sua attuazione e nelle azioni che lo rendono attuabile nel contesto lavorativo: il primo passo per rendere, in una parola, resiliente l’azienda è la volontà di cambiamento per il miglioramento e la programmazione delle azioni necessarie.
I principali attori questo cambiamento sono in primis il Datore di Lavoro, che condividendo il suo progetto con le figure apicali potrà rivolgersi al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione per strutturare un piano di miglioramento, coinvolgendo i preposti, i tutor aziendali e tutto il personale che abbia conoscenze approfondite del flusso produttivo, delle attrezzature e delle eventuali problematiche che possono presentarsi, creando una forte squadra in grado di rendere robusto, resistente, elastico e mobile il luogo dove ognuno passa una grande fetta del tempo: il luogo di lavoro.
Quanto detto si esplica con un’attenta analisi del contesto che coinvolge le varie aree aziendali, dall’area amministrativa al reparto produzione, dalla gestione dei fornitori alla gestione dei clienti, che soprattutto tenga conto dello sviluppo del capitale umano.
Il team tecnico di S5 Srl è a Vostra disposizione per improntare un’analisi del processo che coinvolga tutta la struttura e gli attori che hanno fatto crescere e maturare la Vostra Azienda fino ad oggi.
Articolo di Chiara Stoppa